09 Giu Dordogna, Francia, 31.05/02.06 X ed. Training Accademy degli itinerari culturali europei- di Davide Rosso
“Passeggiare lungo un sentiero può essere un’esperienza di consapevolezza e di responsabilità”.
“Passeggiare lungo un sentiero può essere un’esperienza di consapevolezza e di responsabilità”. recentemente lo ha ricordato il Club alpino italiano nell’introduzione al suo Congresso nazionale, ma già all’inizio degli anni 90 del ’900 il Consiglio d’Europa aveva espresso un concetto simile facendo nascere un progetto che oggi coinvolge 48 itinerari culturali europei che attraversano 38 stati del nostro continente.
Per il Consiglio d’Europa camminare lungo le vie di comunicazione (siano queste in montagna o in pianura o in città) significa riscoprire la storia e il patrimonio europeo o presentarlo a chi viene a visitarci. Significa ragionare sul patrimonio (storico, paesaggistico, di valori, di relazioni) e acquisirne consapevolezza sapendo che la responsabilità che ne deriva è quella sicuramente di conservarlo, ma anche si saperlo mettere in dialogo. Significa insomma parlare di identità a confronto e creare dialoghi fra esse.
Di tutto questo si è parlato in Dordogna, Francia, dal 31 marzo al 2 giugno nel corso della decima Training Accademy degli itinerari culturali europei (presente anche il direttore della Fondazione Centro culturale valdese, Davide Rosso, in rappresentanza delle Strade dei valdesi e delle Route of Reformation) e lo si è fatto alla luce del periodo che si sta vivendo: il post Covid; la guerra e l’emigrazione come scenari che riguardano tra l’altro diversi degli stati coinvolti degli itinerari; la crisi climatica.
Gli oltre 40 delegati degli itinerari riuniti con i rappresentanti del Consiglio d’Europa, dell’Istituto culturale europeo e della Regione Dordogna organizzatrice dell’incontro insieme ai “Cammini dell’arte rupestre”, hanno affrontato la tematica sotto tre punti di vista: la visibilità; la cooperazione; la sostenibilità. Temi importanti in un periodo in cui cresce l’attenzione verso il “camminare” (le cifre dicono che si è ritornati ai dati prepandemia e si cammina come esperienza di vita non necessariamente di pellegrinaggio), ma non altrettanto la consapevolezza e la responsabilità culturale che questo può rappresentare.
Nel corso dell’incontro si è affrontato sia “il tema del rendere visibile – come ha detto Inger Hallevi presidente del gruppo di coordinamento degli itinerari culturali europei – una prospettiva che permetta di crescere nella conoscenza dei territori e degli itinerari che li attraversano”, “sia guardando al futuro, di ottenere, strumenti di programmazione – come ha invece ricordato Stefano Dominioni direttore dell’istituto culturale europeo -, questo sia per quel che riguarda la quotidianità delle persone sia per la visione politica di medio lungo termine rispetto al mondo in cui viviamo”.
Nella dimensione pratica la cooperazione tra associazioni che gestiscono gli itinerari, le istituzioni locali, regionali e europee è un lavoro che sicuramente può portare sviluppo sul territorio, in una dimensione non solo economica, ma anche e soprattutto culturale.
“Il dialogo – ha detto Rosso, relazionando sul lavoro del work schop sul tema “coordinamento” – porta scambio e ricchezza, la chiusura esclusione. La cooperazione prospettata è quella che partendo dal locale punta alla condivisione andando verso il generale. Creare dei legami maggiori mantenendo le rispettive particolarità tra itinerari come per esempio le Strade dei valdesi e quelle della Riforma ma anche la Route Carlo V o la via di Mozart non può che essere proficuo e arricchente”.
Lavorare insieme significa anche sviluppare una cultura della sostenibilità che nella pratica può essere riassunta con delle semplici regole di comportamento. Il tutto richiede però a monte una riflessione e una condivisione di intenti che significano un lavoro importante di sensibilizzazione che gli itinerari culturali europei possono tentare di fare avendo come riferimento i milioni di persone (si parla di un milione di pernottamenti solo in Italia) che percorrono a piedi, in bicicletta, a cavallo le “route culturali” d’Europa e che si sentono in qualche modo parte di un movimento che, nato ormai 36 anni fa, oggi rappresenta una realtà importante per il nostro continente.
Davide Rosso
Direttore Fondazione Centro culturale valdese