“CULTURA, DEMOCRAZIA E XVII FEBBRAIO” DI DAVIDE ROSSO

Cultura, democrazia e XVII febbraio

“Cultura e democrazia”, un titolo intrigante quanto complesso. La XVII edizione del Ravello lab organizzato dal Centro universitario europeo per i Beni culturali ha provato ad affrontarlo nelle sue giornate di studio dell’ottobre 2022 (gli atti dell’incontro sono stati recentemente pubblicati).

Un tema importante quello affrontato a Ravello che riguarda tutti noi in quanto cittadini e in quanto parte di un sistema culturale (quello italiano, europeo, internazionale) che parla molto di cultura e di democrazia, spesso per dire della crisi di entrambe, ma che poi raramente si interroga realmente su di esse in quanto parti difficilmente separabili.

Le politiche sulla cultura spesso sono frazionate. Si guarda al cinema, agli spettacoli, ai musei, alle biblioteche, come singole parti raramente si pensa all’insieme della cultura come valore aggiunto per esempio per il benessere dei cittadini e della democrazia. Difficilmente si vede l’importanza “dell’uso della cultura” e non solamente le pur importantissime conservazione e valorizzazione delle sue parti. La cultura, come si diceva alla Scuola di democrazia organizzata dalla Fondazione ccv con il Collegio valdese nel luglio del 2022, oggi è più democratica nella sua fruizione rispetto a qualche decennio fa, è meno per l’élite grazie all’istruzione più diffusa, alle attività divulgative messe in campo, agli strumenti più accessibili. Esiste però a livello locale, regionale, nazionale una visione politica di insieme che aiuti a investire e investa su questi processi? Soprattutto esiste un luogo dove interrogarsi sul valore della cultura per la democrazia e dove lo si faccia? “In una democrazia la cultura dovrebbe aiutarci a vivere, a vivere meglio e a vivere insieme” ha detto a Ravello Claudia Ferrazzi già consigliera per la cultura del Presidente della Repubblica francese Macron, per questo il modo in cui si usano le produzioni della cultura diventa un momento fondamentale del processo democratico.

Nell’incontro di Ravello ci si è dati due argomenti generali per affrontare il tema: “il lavoro culturale” e “la finanza per la cultura”. Si è partiti dalla Costituzione italiana e dall’idea di lavoro materiale e immateriale, e dalla cultura come qualcosa da curare ma anche e soprattutto da “usare”. Non è questo il luogo dove ripercorrere gli interventi dei diversi pannel, nella dimensione però delle domande che ponevamo più sopra esiste, stando a quanto detto a Ravello, una carta che dovrebbe essere condivisa e che parla di cultura: la Costituzione. Ne parla a partire da quando dice sul lavoro e sul benessere spirituale dei cittadini. Ci mette, o dovrebbe farlo, di fronte alla necessità di dare delle risposte e creare delle possibilità di uso di quella che diventa uno strumento di vivere bene e di interpretazione fondamentale per la democrazia e per le sue varie articolazioni.

Quello dibattuto a Ravello può essere un buon punto di partenza per guardare al prossimo XVII febbraio. Il tempo di crisi e di problematicità che stiamo attraversando ormai da anni sembra mettere ai margini la riflessione sulla libertà e sulla cultura che il periodo che stiamo per vivere ci introduce. In realtà proprio l’idea che la cultura è una parte fondamentale della democrazia. Che quest’ultima è un passaggio importante per la cultura per renderla non solo accessibile ma anche strumento di interpretazione e del vivere insieme, un dovere con cui confrontarsi e un diritto da pretendere, un qualcosa che non può essere di pochi a discapito di altri, semmai un qualcosa da condividere. Tutto questo, e altro, fa sì che il XVII febbraio sia importante per noi, per la cultura e per la democrazia. Un momento in cui tra l’altro si rallenta, ci si incontra, si affrontano i temi. Anche per questo il calendario per il XVII febbraio della Fondazione Ccv che trovate in questa News Letter è tanto ricco e “diverso” nelle tematiche. Un percorso che va vissuto nella dimensione “dell’usare la cultura” per il benessere di chi potrà approfittarne lavorando perché il loro numero sia sempre più alto. Per questo occorre parlare di diritti e di condivisione democratica non per i valdesi ma per i cittadini in senso ampio, lavorare per un sistema in cui realmente tutti possano beneficiare della libertà e siano consci dell’importanza del mantenerla e difenderla.

Davide Rosso

Direttore della Fondazione Centro culturale valdese